sabato 25 maggio 2019

La memoria e la coscienzia


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Linea di confine tra moralità e immoralità
Basta anche una semplice domanda, “Sei felice?”, pronunciata nel libro più volte da Clarisse, per porre in dubbio qualsiasi cosa, per rivalutare un’esistenza fatta di consuetudini e cercare di sedare la coscienza anche con un solo capitolo delle tragedie shakespeariane per cercarvi i significati più reconditi. È la coscienza il motore delle nostre azioni, che aggrappandosi a ricordi, frammenti di una storia passata e non più nitida, cerca di ricomporre un puzzle con elementi mancanti. La coscienza  (dal latino “coscientia”, derivato di “conscire”, “essere consapevoli”) induce a prendere determinate scelte piuttosto che altre, ma a quel punto quale riferimento considerare per decidere cosa sia giusto e cosa sia sbagliato? La ratio oppure l’etica? Cosa suggerisce, ad esempio, la coscienza alla classe dirigente quando avviene un disastro come il crollo del ponte Morandi costruito negli anni ’60 del secolo scorso? E l’ingegnere ha delle corresponsabilità a riguardo? Molteplici sono le dinamiche, ma solo una è la risposta: considerare la storia “magistra vitae” e la memoria sua roccaforte.


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